“Dobbiamo approfittare di questo momento per rimetterci a riflettere, considerato che ci stiamo disabituando a farlo, e quando questo evento sarà passato, non dovremo dimenticarcelo se vogliamo costruire una prospettiva rosea di futuro”
Questa è la considerazione fondamentale del prof. Lucio Lucchin, presidente della Federazione Culturale “Gaetano Gambara” Upad e primario del reparto di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Ospedale di Bolzano. Altre importanti importanti considerazioni sull’impatto del COVID-19 su cultura e sanità, e sui consigli sulla dieta in quarantena.
L’emergenza coronavirus ha un serio impatto su alcuni reparti, ma come sta incidendo sul lavoro di Servizi come il vostro?
L’attività ordinaria è ridotta al 20-30% e indirizzata solo a casi ambulatoriali ritenuti urgenti e ai pazienti ricoverati.
E l’impatto sul mondo culturale?
Guai a fermarsi intellettualmente. Upad sta mettendo in cantiere iniziative diversificate rivolte soprattutto alle fasce più critiche, anziani e bambini, per contribuire a contenere le fragilità e necessità sottese. Ma non vogliamo trascurare tutte le altre persone, con proposizione di argomenti on-line e, qualora lo desiderino, favorire lo scambio d’idee ed opinioni per costruire il dopo. Le nostre attività devono fungere da stimolo e raccordo. Ritengo sia essenziale che chi lavora nel mondo della cultura, a cui appartiene anche quella scientifica, contribuisca oggi a definire gli obiettivi della comunità del domani.
In che senso?
Ho paura che passata la pandemia tutto tornerà come prima: frenesia, superficialità e interessi a breve termine. Si tende, a volte irresponsabilmente, a dimenticare in fretta. Questa esperienza mette in luce la nostra fragilità e vulnerabilità, che non è un male, è semplicemente la nostra natura. Un virus microscopico (100 milioni di volte più piccolo di un millimetro) ha messo rapidamente in ginocchio il mondo. E, come la storia insegna, ci saranno altri momenti critici a cui, entro certi limiti, dovremo essere preparati. Ma per farlo bisogna investire quando tutto è tranquillo e questo sembra un inutile sperpero di denaro pubblico. Cosa vogliamo in realtà? Come esseri umani siamo attratti dall’interazione con gli altri e, quindi, siamo vincolati alla cultura in senso ampio. Solo una civiltà culturalmente preparata può riuscire a fronteggiare meglio queste emergenze rivalutando e favorendo i luoghi di aggregazione, come l’Upad. Attenzione però, perché pur nel rispetto della libertà di opinione e di creatività artistica, gli stessi erogatori di cultura (associazioni, teatri, cinema, editoria, ecc.) dovrebbero contribuire a rendere maggiormente comprensibili aspetti critici della società da promuovere con continuità e non una tantum. Paradossalmente, si propone di tutto, forse troppo, ma allora perché il livello culturale della popolazione scende?
Un blocco non solo sociale, ma anche fisico. E proprio dal punto di vista fisico qualche consiglio nutrizionale per affrontare la quarantena?
Comprensibilmente la preoccupazione del momento fa riemergere il nostro istinto atavico nell’accaparrarci il cibo; le scene dell’assalto ai supermercati sono eloquenti. Avendone molto a disposizione faticheremo a rinunciarci. A rischiare di peggiorare la situazione la noia e il nervosismo del confinamento in luoghi chiusi, che ci portano a consumarne. È fondamentale arginare l’impulso a cercare cibo ricorrendo ad alcuni semplici accorgimenti, il cui successo, però, è legato alla nostra capacità di riflettere. Ad esempio, cerchiamo di programmare già all’inizio della giornata i vari pasti, limitandoli perché ovviamente ci muoviamo di meno. Questo è l’aspetto più importante da seguire. Un consiglio pratico: riempiamo il piatto come al solito, suddividiamolo mentalmente in quattro parti e lasciamone un quarto. Pesiamoci una volta a settimana per comprendere eventuali variazioni significative. Fino a 1-1,5 kg in più se non si soffre di particolari malattie è ancora rimediabile. In seconda battuta prediligere quegli alimenti che ci aiutano a stimolare il sistema immunitario: frutta (specie agrumi), frutta secca (circa 30 g al giorno), verdura (specie cavolo, cavoletti, quelle con colore rosso-arancione, cipolla, aglio), legumi, pesce (anche surgelato possibilmente 2 volte settimana). Inoltre, prediligiamo il cibo di tipo integrale ed evitiamo di riempirci di dolciumi. Per consolarci un pò di cioccolato fondente (circa 30 g almeno al 70%) e qualche tazza di tè verde durante la giornata. È vero che non possiamo uscire, ma cerchiamo comunque di fare un po’ di movimento a casa. Un po’ di ginnastica a corpo libero, o alziamoci e camminiamo di tanto in tanto dove è possibile; un ragazzo è riuscito a fare una maratona in un appartamento di 70 mq, ma questa è una bizzarria!!
Secondo lei alla fine della quarantena chi potrà dare un serio contributo alla società?
Credo che le generazioni più giovani siano quelle che potrebbero e dovrebbero portare l’innovazione ed una mentalità diversa. Quelle più vecchie dovrebbero fare un passo di lato. Sicuramente hanno un’esperienza di vita, la famosa saggezza, di cui i più giovani dovrebbero fare tesoro, come è sempre stato nel corso dell’evoluzione. La preoccupazione che già emergeva prima della pandemia era la progressiva divaricazione tra generazioni, che se eccessiva porta al tracollo sociale. In sostanza, va ricercato un nuovo modello di interazione e condivisione intergenerazionale.
E la sanità invece? Cosa dovrà fare per migliorarsi?
Va ripensata. Emergenze come questa avvengono raramente, ma quando avvengono c’è da piangere perché non siamo adeguatamente pronti. Se vogliamo avere un sistema sanitario più preparato anche a questi momenti, dobbiamo investire di più nella consapevolezza che l’utile non si vedrà nell’immediato. Si tratta di un’attività basilare per la comunità, così come lo è anche il mondo dell’istruzione e della cultura.