Ecco la nostra intervista alla dott.ssa Lucia Piva, Direttrice dell’Ufficio educazione permanente, biblioteche e audiovisivi della Ripartizione Cultura italiana, con importanti considerazioni sull’impatto del COVID-19 sulla società di oggi e su quella che ci aspetta.
Qual è la sfida che noi cittadini dobbiamo raccogliere per combattere l’emergenza attuale?
Difficile dirlo. Ci troviamo di fronte ad una situazione cosí nuova, cosí inaspettata che non abbiamo modelli recenti da cui attingere e da cui trarre spunto. Dovremo abbandonare il nostro proverbiale individualismo, quello che ha segnato gli ultimi decenni della nostra vita, per pensarci come una comunitá coesa che, metaforicamente, rema compatta per raggiungere un porto sicuro: la sconfitta del virus. Sicuramente la prima cosa da fare è quella di rispettare, con fiducia negli esperti, le regole, pur dolorose e faticose che ci vengono imposte. La vita umana riacquista un nuovo significa, non è piú un concetto scontato, è la base della nostra societá e mette in ombra altre prioritá che sembravano aver preso il sopravvento quali il successo, il denaro, il facile divertimento. Dopo il primo naturale disorientamento e superata la crisi immediata, valori come la competenza, la solidarietá, la capacitá di essere creativi e trovare soluzioni innovative e condivise saranno ulteriori talenti necessari per guardare al futuro con fiducia.
Quale societá ci aspetta nel prossimo futuro?
Anche in questo caso penso che dipenda da noi, da quanto questa situazione dolorosa ci puó insegnare e quanto vogliamo imparare. Possiamo ritornare al solito tram tram quotidiano, ritenendo l´emergenza coronavirus una spiacevole interruzione che ci ha fatto perdere tempo e denaro o possiamo vederla come un´occasione unica per riflettere su nostri modelli sociali, su quello che siamo diventati e credere nell´utopia di un modo migliore, come tanti giovani, radunati intorno a Greta Tumberg ci hanno prospettato di recente.
Possiamo scegliere tra la paura di perdere quanto abbiamo, anche il tanto superfluo o la speranza di poter ricostruire una realtá diversa, piú essenziale, piú giusta, piú solidale. I nostri padri ed i nostri nonni si sono rialzati dalle macerie della seconda guerra mondiale, perché credevano nelle loro capacitá e sapevano immaginare un domani migliore. Noi ci siamo adagiati, abbiamo perso di vista una prospettiva a lungo termine che dia un senso alto alla nostra vita.
Credo che sia necessario iniziare da qui, dal senso del nostro fare e da quali obiettivi vogliamo raggiungere, quelli di prima o altri piú in sintonia con la natura, dove l´uomo non è un rapace che sfrutta a suo beneficio tutto ció che gli capita sotto tiro, ma trova un´armonia con il creato. Solo cosí, a mio avvisio, le morti di questi ultimi mesi non saranno state invano.
Nel settore legato alla sua professionalitá cosa accadrá?
Sicuramente il settore in cui opero, se gestito con lungimiranza e sará cosí, potrá avere un ruolo centrale per la comunitá del territorio. Il sapere che le agenzie educative e le biblioteche possono veicolare, tramite i molti percorsi di formazione e la lettura, saranno fondamentali per fornire strumenti adatti ad elaborare questa esperienza e per gestire i tempi a venire con la necessaria consapevolezza e flessibiltá. La cultura puó aiutare a capire la realtá in cui si vive, a creare connessioni tra i vari eventi ed individuare strategie per trovare un proprio equilibro e un modo di vivere coerente con il proprio essere interiore, i propri interessi e passioni.
Un altro aspetto, in cui questi due ambiti possono essere strategici, è quello legato all´utilizzo delle nuove tecnologie digitali. Gá prima di Covid 19 hanno avuto una funzione di ponte nell´avvicinare i cittadini ad un utilizzo cosciente di questi tools e delle loro potenzialitá. In questo tempo sospeso sono stati i dispositivi ad aiutarci a non perdere il contatto con il mondo esterno ed i nostri cari. Essi ci hanno permesso di essere uniti nonostante la distanza fisica, ci hanno garantito lo studio ed il lavoro. D´ora in poi si tratterá di fare tesoro di quanto appreso e di migliorare, grazie alle tecnologie, il nostro modo di vivere.
In questi mesi le agenzie ci hanno dato prova di come anche i corsi on line possano funzionare bene e le biblioteche hanno dato la possibilitá di leggere giornali, riviste e scaricare film tramite la biblioteca digitale stando comodamente seduti sul divano. Naturalmente è mancato il contatto umano, ma alternando e collegando le due modalitá si potranno sperimentare modelli interessanti per informarsi e formarsi.
Pessimista o ottimista sul cambiamento che ci aspetta?
Direi moderatamente ottimista.
Eravamo finiti in un tunnel, ci lamentavamo, ma eravamo inerti, quasi rassegnati, non avevamo il coraggio di provare ad uscirne. Lo shock causato dal virus ci ha costretto a guardarci intorno e a trovare la forza e la determinazione per cercare una via d´uscita.
Questo movimento obbligato è una sfida che dobbiamo cogliere con maturitá e senso civico. È una grande responsabilitá a cui siamo tutti chiamati a dare il nostro contributo, mettendo in campo il meglio di cui siamo capaci.
Il cambiamento vero, profondo ha bisogno di tempo, di mettere radici, di diventare uno stile di vita. Le istituzioni culturali possano essere una guida, un faro che indica la strada e aiuta nei momenti di smarrimento, confusione, paura. Non sará un percorso facile, ci saranno molti ostacoli, ma se siamo convinti che ne valga la pena, assieme ce la potremo fare.