Abbiamo chiesto al dott. Antonio Lampis, già direttore della Ripartizione Cultura italiana della Provincia di Bolzano, ora Direttore generale del settore Musei del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, di esprimere un parere, dal suo punto di vista privilegiato, su come cambierà la fruizione di mostre e musei dopo questa pandemia che rischia di penalizzare fortemente questi luoghi della cultura.
I musei sono uno dei tradizionali luoghi della cultura. Come li definisce Lei nel suo ruolo di Direttore generale del sistema dei musei statali italiani?
Il museo è un’istituzione permanente, che negli ultimi anni è reputata sempre più cruciale per lo sviluppo culturale e che più di altre forme del “fare cultura”, ha recentemente evidenziato un impegno planetario rivolto all’ adattamento ai rapidi mutamenti della società contemporanea, spostando, in estrema sintesi, le attenzioni del museo dalle cose alle persone.
Nel passaggio di visuale “dalle cose alle persone” l’Italia avuto indubbiamente un ruolo di traino.
Nello spirito di un nuovo umanesimo le recenti norme che hanno condotto alla maggiore autonomia dei musei e alla riforma della loro organizzazione hanno messo al centro delle attenzioni i temi della leadership e della governance, così come è divenuta centrale la relazione con i visitatori per la grande attenzione dedicata alla loro sicurezza e al tema dell’accessibilità, anche a quella cognitiva.
La chiave di volta sta nell’offrire al visitatore “effettive esperienze di conoscenza”, in risposta al formidabile bisogno di conoscenza emerso in tutte le generazioni, soprattutto in quelle giovani e giovanissime.
Come sta evolvendo il concetto di museo oggi?
I musei hanno dimostrato di saper usare in modo sorprendente i social media, i videogames e altri ambienti digitali. Tali strumenti sono indispensabili per stimolare il riconoscersi nel patrimonio culturale e per individuare nuove modalità di proporne la conoscenza sia alle nuove generazioni, sia a chi crede di cercare il diletto, considerando quanto sia oggigiorno estesa una domanda inespressa e talvolta inconsapevole di conoscenza, spesso mascherata da ricerca di svago.
La nuova confidenza con i processi di innovazione rende ragionevolmente più realizzabile la prospettiva di poter finalmente offrire nuovi ambiti di lavoro alle nuove imprese creative e ai giovani che hanno scelto di dedicare gran parte della loro vita allo studio della storia dell’arte, dell’archeologia e delle altre materie umanistiche a fondamentale supporto della vita dei musei.
I musei hanno in corso un rinnovato impegno per una revisione degli allestimenti ed il rinnovo del racconto che sappiano parlare anche alle nuove generazioni e anche nelle nuove tecnologie, ben consci che la catalogazione del sapere nelle menti più giovani è ormai completamente differente da quella che si è a lungo sedimentata in altre fasce d’età ed è inarrestabile il desiderio dei nati dopo il duemila di capire la filiera dell’organizzazione dei messaggi e i perché delle scelte curatoriali.
Quali innovazioni andranno apportate al settore dei musei nella fase post covid 19?
Dopo l’emergenza covid 19 dovrà crescere l’impegno per la creazione di contenuti digitali di maggiore qualità e utili alle diverse piattaforme, per la conversione delle biglietterie ai sistemi di pagamento contactless e poi nello stile Amazon-store (si entra ed esce pagando senza gesti automaticamente da App). Serviranno tecnologie sostenibili per il contingentamento degli accessi, l’incremento degli abbonamenti, delle campagne di comunicazione per conquistare il pubblico di prossimità, non solo alla visita, ma alla frequenza stabile, come nuovo luogo dell’anima ove trovare rifugio, rigenerazione e continuo dialogo, partecipazioni, continui nuovi stimoli che nascano dalle opere d’arte.
Lei è pessimista o ottimista sul cambiamento che ci aspetta?
Cautamente ottimista!
Il museo dei prossimi anni vedrà una forte alleanza con televisione e teatro, sceneggiatori ed esperti di scrittura per raccogliere storie e saperle creare: una sorta di Netflix dove puoi andare a vedere e ascoltare alcune nuove storie che sono piene di connessioni con l’esperienza della vita dell’ascoltatore.
Ecco perché spero che il Parlamento in questa fase si preoccupi di salvare i musei. Il brillante adattamento ai mutamenti sociali che i musei hanno saputo realizzare può ragionevolmente fortificare la convinzione che l’attuale crisi e anche quelle future, che purtroppo vanno previste come ricorrenti, vedranno il museo come saldo e convinto protagonista.